La scoperta del collodio

La scoperta del collodio è stata casuale. É accaduto all’inizio di un viaggio, nel nord della Francia, un’estate di due anni fa. Appena arrivati ci siamo imbattuti in alcuni ritratti nella vetrina di un fotografo. Il negozio era chiuso ma quelle stampe – quelle che noi credevamo fossero stampe – erano bellissime e inusuali. Abbiamo girato fino a ritornare davanti a quella vetrina per avere qualche informazione in più. Non erano stampe, ovviamente, erano fotografie su vetro. La grande macchina in legno troneggiava nel piccolo ambiente, antica e austera come una nobile decaduta. Ci sono bastate poche parole per capire che ne volevamo una, una fotografia su vetro. Il viaggio è poi proseguito e ci siamo portati dietro questa lastra di vetro con il terrore di romperla per tutta l’estate, per fortuna non si è rotta e anzi ha messo le radici nella nostra testa. Il collodio è una tecnica antica, in un mondo da tempo proiettato nel digitale, può sembrare – e sicuramente lo è – una scelta anacronistica. Ma è sufficiente vedere una volta una di queste immagini realizzate con questa tecnica per capire quanto tutto questo anacronismo perda di significato. La bellezza del risultato e la bellezza della creazione di quel risultato sono incomparabili. La tecnica del ritratto, la luce nelgi occhi che caratterizza il soggetto, l’aura che si sprigiona nell’unicità del gesto. Sì perchè una foto al collodio è unica e irripetibile. Siamo lontani, lontanissimi dalle tesi di Benjamin. Ogni lastra è una storia a sè, anche se scattate a pochi minuti di distanza. Ogni lastra necessità una cura maniacale e certosina, tutto quello che può sembrare scontato non lo sarà mai, perchè le variabili in gioco sono tantissime, i chimici, la temperatura, l’acqua, il gesto. La sua bellezza sta anche e soprattutto in questo: quando la magia riesce, perchè di magia si tratta, la soddisfazione non si misura. Da quel pomeriggio francese sono successe molte cose, ci siamo messi in testa di avvicinarci al collodio e lentamente ci stiamo provando. Sono stati passi lenti, lentezza che la preparazione di una lastra richiede. Dal reperire una macchina adatta, rivelatasi imperfetta e quindi oggetto di piccole ma sostanziali modifiche; maneggiare chimici come non si era mai fatto prima; inviduare un posto adatto a fare i primi esperimenti; smaltire i residui in maniera responsabile. Piano piano, ci stiamo arrivando, tra mille errori e mille inciampi. In mezzo a tutto questo c’è stato un giorno passato ad imparare dal più grande di tutti, Alex Timmermans. Un mostro di bravura, competenza e passione per questa tecnica. Non si può imparare tutto in una giornata, ma ci è servito da stimolo, da modello e per questo gli saremo sempre grati. In più ci ha mostrato quello che potremmo fare, e sarà un bellissimo traguardo a cui tendere.

Ole