Collodio: Sessione #1

È passato quasi un anno da quando ci siamo visti recapitare la macchina dall’Austria. Innumerevoli le difficoltà incontrate per sistemare tutti i piccoli problemi che una macchina di fine ‘800 primi del ‘900 si porta dietro. Lo chassis porta lastre, prima, la vite filettata poi, le lastre in vetro, le lastre in alluminio, un treppiede adatto, una camera oscura, sono tutti i tasselli che devono incastrarsi a dovere anche solo per poter iniziare. Quando tutto sembrava essere quasi a posto abbiamo deciso di fare la prima prova vera, sapendo benissimo che non tutto sarebbe stato esattamente come avrebbe dovuto. Ma il tempo passato era diventato decisamente troppo. Abbiamo caricato la macchina e siamo andati a fare la prima prova. Sull’onda dell’entusiasmo, per l’ansia di cominciare a vedere quanto di quello che avevamo studiato riuscivamo a mettere in pratica ci siamo dimenticati alcuni passaggi che invece sono fondamentali quando si maneggia la chimica. Del resto Walter White lo diceva sempre. La prima sessione non è, quindi, andata benissimo ma è stata davvero utile per capire tutti i punti dove abbiamo sbagliato e su cosa dovevamo concentrarci. Ci ha aiutato a riflettere sul fatto che abituati a ragionare in termini digitali, il collodio ti costringe a ragionare come da molto tempo non si fa più. Non si tratta nemmeno di analogico, è un passo ancora più indietro. Un piccolo viaggio nel tempo che si ripete per ogni singola lastra, vetro o alluminio che sia. Cosa abbiamo ricavato quindi da questa prima sessione? Alcune lastre giallognole, una maggiore attenzione a tempi e dosi sempre e comunque, e un pallido ritratto che si è manifestato diverese ore dopo la fine del nostro esperimento. Una piccola consolazione inaspettata che ci ha aiutati a riprendere un po’ di morale. Sarà un viaggio lungo.